BIAWE di Andrea Cusumano

Periodo: 21.02 – 07.04 2025
Sede espositiva: BWA, Jelenia Góra – Polonia
Inaugurazione: venerdì 21 febbraio 17:00
Curatore: Fabio Cavallucci

Venerdì 21 febbraio, presso la galleria d’arte BWA a Jelenia Góra in Polonia, inaugurazione della mostra BIAWE di Andrea Cusumano, tributo a Mira Rychlicka a cura di Fabio Cavallucci. In collaborazione con il comune di Jelenia Gora, Istituto Italiano di Cultura Krakow, Fondazione Sicilia, e con il supporto di CeSDAS, Fondazione MENO e Qmedia.

Durante l’opening si esibiranno in un set elettronico i musicisti Giovanni Tripi e Renato Fiorito.

La mostra curata dallo storico d’arte Fabio Cavallucci (ex direttore del Museo Pecci, della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, coordinatore di Manifesta 7, del Castello Ujazdowski di Varsavia e della Biennale di Shenzhen), illustra il rapporto tra teatro e arte visiva nell’opera di Cusumano, con un focus specifico sulle opere prodotte durante la sua collaborazione in Polonia con Mira Rychlicka. Le Installazioni, i video, le foto e la pittura sono esposti su entrambi i piani della Galleria BWA di Jelenia Gòra, regalando agli spettatori l’esperienza di un corpus di opere altamente originali, in una luce post- umanista.

Cusumano ha sviluppato, infatti, una costante ricerca sulla drammaturgia dello spazio, attraverso la quale ha prodotto molte delle opere in mostra che documentano installazioni, performance e spettacoli creati in luoghi suggestivi di tutto il mondo: dall’India all’isola di Inchcholm in Scozia; particolare risalto è dato alle opere create proprio a Cracovia, presso la Galeria Krzysztofory – ex sede del CRICOT 2 e della Cricoteka.

Il titolo BIAWE deriva dalla parola polacca biały. È un neologismo creato durante l’esperienza di Cusumano a Cracovia, in collaborazione con Mira Rychlicka, burattinaia e attrice che ha lavorato per molti anni con Kantor e la compagnia teatrale Cricot2. Cusumano s’identifica fortemente con la connotazione di morte data al bianco nell’opera del regista polacco e la traduce in una composizione stratificata, nella quale mescola quei sincretismi che nutrono il suo percorso di ricerca. Andrea Cusumano si è sempre avventurato in questo complesso ambito d’intersezione tra le arti. Da Kantor – che non ha mai incontrato di persona ma di cui ha studiato a fondo l’eredità – assorbe la teatralità legata alla vita, anche nei suoi aspetti di transitorietà e decomposizione corporea, caratteristiche tipiche dell’arte polacca.

Tuttavia, Cusumano non fa acquisizioni letterarie. Al contrario, rafforza i legami con la tragedia classica e nello stesso tempo con la cultura dei teatri di marionette, riscoprendo così forti legami con la propria terra di Sicilia e creando ponti tra culture lontane.

Come Kantor, Cusumano considera la sua opera come Gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale, una ricerca che attraversa tutte le arti e che ha come segno distintivo la fluidità dei linguaggi creativi. Prima pittura astratta, poi installazione (senza farne il centro del suo lavoro), passando attraverso la performance (producendo rottami e relitti – poi trasformati in nuove installazioni), installazioni – poi fotografate per realizzare nuove opere di foto-pittura, per ritornare di recente alla sua amata pittura astratta, partendo da interventi su stampa fotografica.

A questi si aggiungono le declinazioni più materiali della sua opera: le sculture, i tavoli in ceramica, i crateri; o quelle più impalpabili, come la scrittura e la musica. Tutta la linea analitica dell’arte contemporanea si basa sulla ricerca linguistica. “Si è arrivati a pensare che il contenuto non valesse nulla, e che il valore artistico di un’opera fosse determinato solo dai suoi mezzi di espressione, dalla sua forza innovativa, indipendentemente dal fatto che essa parli della banalità della vita contemporanea o dell’infinito quantistico. Ma la fluidità attuale, abbattendo le barriere tra le lingue, finisce per rinnovare l’importanza dei contenuti. Se le storie possono essere trasferite da un contenitore all’altro, i contenitori contano meno, le storie contano di nuovo. Oggi possiamo dire, imitando McLuhan, che la narrazione è il vero messaggio”.

Evento realizzato in partnership con Qmedia, che ha curato l’opening e tutti gli aspetti della comunicazione di questo progetto, vincitore del bando dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia.

Durante l’opening dell’evento, i musicisti Giovanni Tripi e Renato Fiorito daranno vita a un set elettronico immersivo, in perfetta sintonia con la dimensione visuale della mostra. L’esperienza sonora, nata dalla ricerca sul field recording, si evolverà in un viaggio musicale carico di suggestioni e atmosfere evocative, culminando in sonorità ispirate al requiem. Un dialogo tra suono e immagine che trasformerà lo spazio espositivo in un ambiente avvolgente, capace di amplificare emozioni e percezioni.