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“Pittura e Rito” 3 settembre – 27 ottobre

Andrea Cusumano | Pittura e Rito

Loggiato di San Bartolomeo – Via Vittorio Emanuele 25, Palermo

3 settembre-27 ottobre 2024 | martedì-domenica, h. 10:00-19:00

Opening gratuito domenica 1 settembre, h. 19:00

Biglietteria onlinewww.vivaticket.com/it/ticket/andrea-cusumano-pittura-e-rito/243067

Sarà inaugurata domenica 1 settembre, alle ore 19:00 presso il Loggiato di San Bartolomeo a Palermo, la mostra “Andrea Cusumano – Pittura e Rito”, organizzata da Fondazione Sant’Elia, Città Metropolitana di Palermo e Qmedia, con la collaborazione di Nitsch Foundation, Nitsch Museum e Ars Nova – Associazione Siciliana per la Musica da Camera.

L’esposizione indaga il rapporto tra l’immagine pittorica e la performatività nel lavoro di Andrea Cusumano, poliedrico artista palermitano, di formazione ed esperienza internazionale.

La mostra si concentra in particolare su due recenti lavori performativi: TRAGÖDIA-ATTO IV (Teatro Garibaldi, Palermo, 2023) e 6 HOURS, 2 SCORES, 12 ROOMS (nitsch museum, Mistelbach, 2024). Durante entrambe le performance l’artista ha prodotto due grandi tele, frutto della gestualità e della stessa drammaturgia performativa, e diversi oggetti e manufatti artistici. Questi lavori sono poi stati ulteriormente rilavorati e allestiti per le sale del Loggiato di San Bartolomeo.

6 HOURS, 2 SCORES, 12 ROOMSè statauna performance durationalesite-specific di sei ore, articolata su differenti spazi interni ed esterni del museo nitsch di Mistelbach in Austria, realizzata da Cusumano insieme al pianista Marino Formenti. Entrambi hanno scritto una partitura autonoma (“Oggi s’innalza tacido e cupo” per oggetti di Cusumano, e “Funerale della memoria” per player-piano, registratore e campane di Formenti), e hanno poi interagito in dialogo per 6 ore e 12 stanze del museo. Un elemento comune ai lavori di Cusumano e Formenti è la forza espressiva e in qualche modo arcaica, spesso riconosciuta loro dalla critica e dei commentatori.

Lo spunto di partenza per la performance è stata una lettera del nonno tedesco di Cusumano, ufficiale della Wehrmacht, scritta al proprio figlio dal fronte Russo in piena Seconda Guerra Mondiale, presumibilmente durante l’assedio di Stalingrado. La lettera, scritta in condizioni così estreme e per di più in Sütterlin, è stata inizialmente molto difficile da tradurre; i vari tentativi di decifrazione della lettera assomigliavano inizialmente a fogli prima completamente bianchi, poi ancora parzialmente incomprensibili, infine interamente decodificata e trasformata in un universo poetico pieno di spunti dal forte impatto emotivo. Elementi della lettera ritornano sulla grande tela di 6 metri per 6, che domina il focus della sala del Loggiato, così come per gli abiti usati in scena e ora parte integrante del dipinto.

Nella stessa sala sono esposte altre opere realizzate durante la performance, inclusa la partitura stessa dell’azione scenica di Cusumano, alcune foto della performance e la registrazione di un’improvvisazione di Cusumano con 36 variazioni per fischio sul tema della canzone “Ich armes welsches Teufli”. Infine un video realizzato dal filmaker austriaco Rolf Leitenbor presenta estratti della performance di Mistelbach.

TRAGÖDIA-ATTO IV

TRAGÖDIA è un testo drammatico inedito di Andrea Cusumano che costituisce la summa di anni di ricerca in ambito drammaturgico e di metodologia per la costruzione della messa in scena. La ricerca condotta in Kerala porta Cusumano a ridefinire il rapporto tra testo, mascheramento e spettacolarizzazione dando vita a 4 testi ispirati rispettivamente a 4 miti tragici, messi a loro volta in relazione con la dimensione performativa di 4 riti del Kerala. In particolare Il Principe (Le Baccanti) al rito del Theyyam, il Re (Ippolito) al Kathakali, la Regina (Medea) al Tholpavakoothu e Atto IV (Antigone) al Koodyiattam. ATTO IV, ovvero l’ultimo atto della quadrilogia, è ispirato ad Antigone ed è testualmente brevissimo. Si configura piuttosto come un accenno testuale ad Antigone ed una composizione ad oratorio per coro, flauto e percussioni. Il tema del seppellimento di Polinice è qui assimilato al seppellimento rituale del mizhavu del Kutiyattam indianoil tamburo degli dei, ed in tal modo la fabula raccontata dal testo poetico si riconcilia nel finale con la metafora del teatro che abbraccia l’intero testo (e spettacolo). La performance infatti è stata costruita attraverso la realizzazione di una grande cratere a tamburo direttamente sulla scena. Ancora una volta in questa sala sono presenti la grande tela che ha fatto da tappeto all’intera azione scenica (poi rimaneggiata da Cusumano al Castello di Prinzendorf), gli Ostrakon, ovvero le tavolette d’argilla pigmentata realizzati durante la performance ed alcune foto di scena di Alessandro D’Amico. Atto IV è stata realizzata al Teatro Garibaldi alla Kalsa nell’ambito del progetto CeSDAS prodotto dalla Fondazione MeNO, la voce recitante di Giuditta Perriera, gli studenti del CeSDAS, un coro diretto dal M° Mauro Visconti, le percussioni di Davide Mezzatesta, il flauto di Dario Lo Cicero e l’oboe di Salvatore Ferraro con musiche originali di Cusumano.

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